Il Giubileo della Scuola e dell’Educazione nella Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, in programma l’11 ottobre 2025, prende il via con un incontro speciale: quello con il professor Giancarlo Visitilli. Definirlo semplicemente “prof” sarebbe riduttivo, perché ascoltandolo si percepisce subito un’intelligenza fuori dal comune. Critico cinematografico, giornalista, educatore, scrittore: una figura poliedrica, capace di coinvolgere e ispirare.
L’invito era rivolto a tutti: docenti, alunni, famiglie, volontari. L’Aula Magna del Toniolo a Manfredonia, scelta per ospitare l’evento “Verso il Giubileo della Scuola e dell’Educazione”, avrebbe dovuto accogliere un gran numero di persone. Eppure, quel giorno, quello spazio si è rivelato insolitamente ampio e dispersivo, ma questo non ha compromesso la riuscita dell’incontro: chi era presente ne è uscito arricchito dall’energia, dalla professionalità e dalla schiettezza del professore.
Parlare di speranza non è mai semplice, perché la speranza non è mai scontata, ma è riuscito a trasmetterne l’essenza con maestria, forte della sua esperienza: cinquantuno anni vissuti attraversando realtà diverse, testimone di sofferenze e rinascite, di storie di dolore e di speranza. Il professor Visitilli ha guidato i presenti in una riflessione profonda su tre temi fondamentali: il tempo sospeso, inteso come spazio di attesa e trasformazione; la scuola del desiderio, che educa non solo alla conoscenza ma anche alla speranza; ed essere insegnanti, un compito che richiede passione, silenzio e continua formazione.
Il tempo sospeso
«Il “tempo sospeso”, come lo definisce Ivano Fossati, è il tempo sognato, il tempo della meraviglia, il tempo della speranza. Il tempo in cui c’è spazio per i desideri, per ciò che ancora manca». Il compito di ogni docente è educare, afferma Visitilli, ma la scuola educa davvero solo se insegna a desiderare: «Quanto più educhiamo al buio, tanto più siamo portatori di luce. Le stelle sono sempre lì nel cielo, siamo noi a non alzare la testa. Le osserviamo solo se c’è il buio. Solo nell’oscurità possiamo vedere la luce». Far vivere agli adolescenti l’esperienza del Venerdì Santo è fondamentale: quell’Uomo, oltraggiato e tradito, si chiude nelle sue stanze interiori, proprio come accade ai nostri figli. Se ne va, solo e sofferente, nel Getsemani e urla contro il Padre: “Dove sei?”. Bisogna recuperare la figura del Cristo risorto rispetto al Cristo morto proprio nel tempo sospeso: il tempo del buio, della morte. È proprio quel tempo che, se vissuto fino in fondo, riporta alla luce. Come in mare: per risalire bisogna prima toccare il fondo e darsi la spinta per sopravvivere. Un tempo sospeso che va recuperato nella scuola, dove si educa anche alla caduta, all’erranza. Educare al tempo sospeso significa insegnare a cadere, osservando, senza indossare quei panni da crocerossine troppo spesso indossati e sempre pronti a intervenire. Per Visitilli, errare è voce del verbo andare, sbagliare: perché se non si va, non si sbaglia.
La scuola del desiderio
«Noi docenti dovremmo insegnare lo stupore, la meraviglia, la speranza, la gioia», il professore non esita a richiamare chi non lo fa. Tuttavia, è una gioia che non può prescindere dal silenzio. Quel tempo è il tempo giubilare: il tempo del silenzio, necessario per restituire senso alle parole. Il tempo del Giubileo è il tempo in cui si diventa luce, ci si fa Giubileo: svuotarsi per riempirsi, diventare pieni degli altri. È il tempo in cui ci si invasa, altro che andare a scuola per riempire vasi! Oggi facciamo fatica a vivere le emozioni forti e tendiamo a sottrarle ai nostri figli, ai nostri alunni. Ma una scuola che boccia è una scuola da bocciare. Un essere umano non può essere bocciato. “Rimandato”, invece, era una parola bellissima: segnava un tempo sospeso. Il tempo sospeso come un tempo di recupero, in cui apparentemente non si fa nulla, ma in realtà si sta recuperando tutto. Stiamo recuperando tutto. È il tempo della riconciliazione, che rimette in ordine ogni cosa. È il tempo del perdono. Il professore riprende l’espressione di un bambino: Il tempo del Giubileo è un tempo esclamativo!
Essere insegnanti
«Chi vuole fare l’insegnante deve formarsi continuamente. Siamo tutti fiori nati dal fango e proprio in quel fango bisogna rallegrarsi ed esultare». Sarebbe bello se gli insegnanti, ogni tanto, facessero silenzio, perché solo nel silenzio, come nella morte e nel buio, si riscopre la luce. Non è poesia, questa? Visitilli cita padre Pino Puglisi, Ivano Fossati, Iacopone da Todi, Mattarella, Dante, i Negramaro, Foscolo, don Lorenzo Milani, i Cavalieri erranti, don Tonino Bello e tanti altri.
Quanti incontri in un solo incontro! Grazie, prof, per averci guidato sulla strada verso il Giubileo!
Annamaria Salvemini